Da Bicipro
Cordiano Dagnoni (nella foto di apertura con Fabio Perego ed Ernesto Colnago) è il presidente del Comitato regionale lombardo della Fci. E a quanto si dice in giro c’è una forte spinta perché si candidi alla presidenza nazionale. Classe 1964, trascorsi da impreditore e da atleta, lo si conosce anche perché fa l’allenatore di derny in giro per i velodromi d’Europa. L’azienda, la Darimec, produceva riduttori meccanici di grandi dimensioni. Mentre la storia sul derny è un affare di famiglia, dato che ad essa si sono dedicati negli anni il padre Mario (scomparso nel 2015) e il fratello Christian. Di recente abbiamo visto Cordiano parlare con le atlete ai tricolori delle donne elite e la curiosità di sapere se vuole davvero essere il presidente della Fci, dopo aver parlato dello stesso tema anche con Silvio Martinello, ci ha spinto a chiamarlo.
Cordiano Dagnoni, Marco Coledan, tricolore Derny 2013
Come allenatore di derny ha vinto anche il campionato italiano con Marco Coledan
Candidato veramente?
Non ho ancora deciso. Sto aspettando le elezioni provinciali di Milano, poi incontrerò gli elettori della regione e valuterò. Non voglio commettere l’errore di Norma Gimondi alla tornata precedente, che si candidò senza passare per la sua provincia.
Perché candidarsi, semmai sarà?
Lo farei come volontariato, una missione. Se il ciclismo ha bisogno di me, io ci sono. Ma prima vediamo cosa dice la Lombardia.
Di cosa ha bisogno il ciclismo?
Che lo si valorizzi. Abbiamo una Ferrari che va in prima. La pandemia paradossalmente ci ha dato un vantaggio, perché ora tutti sono interessati alla bicicletta e al ciclismo. Dobbiamo sfruttare l’occasione. Puoi avere in mano il miglior prodotto del mondo, ma se non lo comunichi, lo tieni per te.
Come si fa?
Si è sempre pensato a tagliare. Io penso invece a valorizzare, trovando il modo per aumentare le entrate. Del resto, una federazione con 18 milioni di budget e più di 80 dipendenti ha bisogno di progettualità, non si può improvvisare. E tante regioni in effetti chiedono un’impostazione più manageriale, che con la mia esperienza lavorativa potrei portare. Dopo 4 anni al Comitato regionale, che è una succursale dell’ente centrale, conosco la materia.
Problema juniores, come la vedi?
In Val Seriana c’è la Cene, che faceva gli allievi. Finché gli è arrivato Davide Persico, fratello della Silvia che corre alla Valcar, che ha vinto il campionato lombardo. Subito gli squadroni sono arrivati per portarlo via. Invece quelli della Cene gli hanno proposto di restare, perché avrebbero trovato gli sponsor e fatto la squadra juniores. Lui ha accettato e gli altri 7-8 compagni hanno avuto squadra per l’anno dopo. A Brescia invece c’è la Ronco, in cui correva Guido Bontempi. Stessa storia, ma il corridore, che si chiama Trainini ed è appena passato dalla Colpack alla Bardiani, ha accettato di andare via. La squadra non è salita fra gli juniores e per i suoi compagni è stato un bel problema.
Gare Bmx (foto Fci)
La Bmx può essere il miglior accesso al ciclismo per i bambini (foto Fci)
Due esempi perfetti.
Mi piace parlare per casi concreti. Bisogna trovare un limite, un monte punti, per regolare gli equilibri fra squadre. Quelle di paese hanno bisogno di essere valorizzate. Non sono professionisti, che lavorano per la vittoria. Parlo di una categoria che ho seguito in questi anni.
Rivendichi molto la tua presenza sul campo.
Ero a Fiorenzuola per gli europei su pista e anche a Monte Tamaro a quelli della Mtb. Non vado a stringere mani o fare passerella, sto in mezzo. E dico che ci sono tutti gli ingredienti per fare bene.
Cosa dici del fuoristrada?
Sono un grande sostenitore della Bmx per giovanissimi. Ti consente di divertirti sulle cunette, i salti e le paraboliche. Ti vestono da motocross. Impari a guidare e quando ne esci, puoi fare tutto quello che vuoi perché hai tecnica, occhio ed esplosività. Ma servono impianti, come a Londra. Bisogna parlare con i Comuni…
Serve una svolta?
Bisogna vedere il ciclismo in chiave moderna. Ho parlato con il sindaco di Montichiari. Non è possibile che il velodromo sia abbandonato là in mezzo senza attività commerciali che lo circondino.
Dino Salvoldi, Cordiano Dagnoni, Marta Bastianelli
Ai campionati italiani delle donne elite, ha parlato con le atlete. Qui con Marta Bastianelli
Dalla Lombardia che percezione si ha del Sud?
C’è spazio, lo vediamo tra i pro’ quante vittorie sono venute da ragazzi siciliani, no? L’Italia è lunga, ci sono differenze climatiche, perché non immaginare un’attività che ne tenga conto? Bisogna potenziare i territori. Creare sinergie e contatti fra le società.
Quando deciderai se candidarti davvero?
Finora ho avuto tanti stimoli dall’esterno, se deciderò accetterò i loro inviti ed entreremo nel vivo. Ho il vantaggio che non devo inventarmi qualcosa come chi non è stato nell’ambiente. C’è bisogno di confronto e coinvolgimento, si devono incontrare le persone.
E Di Rocco cosa fa?
Dice che aspetterà le assemblee regionali per decidere se candidarsi. Potrebbe sostenere la Isetti, oppure potrebbe dare una mano a me. Diciamo che io finora ho pilotato un Peiper, se andassi a Roma dovrei pilotare un Jumbo. I comandi sono gli stessi, ma i carichi no. E se avessi accanto quello che l’ha pilotato finora, sarebbe un bel vantaggio. Ma adesso vediamo cosa succede in Lombardia. Non c’è ancora niente di deciso, voglio prima sentire i miei elettori.