Con una prova maiuscola il veronese conquista il primo titolo mondiale nell’Eliminazione e corona una rassegna iridata ricca di medaglie per la spedizione azzurra: 10 e terzo posto nel medagliere.
ROUBAIX (FRA) – Fantastici Mondiali di ciclismo qui a Roubaix, nella patria dei velodromi e del fango. Fantastici per l’Italia che anche oggi, nell’ultima giornata di gare, mette in scena il gran finale. Se l’Inno di Mameli aveva aperto questa edizione con il titolo di Martina Findanza, lo ha anche chiuso grazie ad un immenso, orgoglioso, incredibile Elia Viviani, campione del mondo nell’Eliminazione.
“L’Eliminazione è una prova che mi piace” aveva detto a inzio mondiale. Oggi il veronese ne ha dato dimostrazione, cogliendo con un sprint imperioso sul portoghese Leitao la sua prima maglia iridata. Era destino che questa arrivasse proprio nella disciplina che oggi ha fatto anche il suo ingresso ufficiale nel programma mondiale. “Certo non è l’Omnium – ha ricordato in fase di interviste – ma è una delle più spettacolari, che infiamma il pubblico e pone il pistard ad uno stress continuo…”.
Così davanti alla propria famiglia, compresa Elena Cecchini accorsa proprio oggi per vederlo gareggiare in questo giorno di chiusura, il Capitano ha messo il sigillo su un mondiale fantastico per l’Italia. Quando ormai le prime luci dello Stab Velodrome iniziano a spegnersi, il medagliere finale parla chiaro: Italia al terzo posto alle spalle di Germania e Olanda, secondo per numero complessivo di medaglie: 10. Perché oltre all’oro di Viviani, oggi è arrivato anche l’argento di Simone Consonni e Michele Scartezzini nella Madison.
MADISON – La medaglia ha un peso specifico particolare, giungendo in una disciplina olimpica. Ad inizio di questa avventura Marco Villa aveva ricordato come questa specialità fosse fondamentale: “Dobbiamo lavorare perché vogliamo arrivare preparati per Parigi…” Il tecnico lombardo guardava a Viviani, ma strizzava l’occhio anche a Simone Consonni e Michele Scartezzini, che oggi hanno ceduto solo alla coppia danese Hansen-Morkov. Distacco, dopo 50 chilometri di grande sofferenza, di appena 4 punti. Nulla, se si pensa che la volata finale avrebbe potuto regalarci una medaglia ancora più pensate.
La gara registra, dopo neanche 20 giri, la caduta di Michele Scartezzini. Il tempo di tornare a girare in pista e la coppia azzurra lancia il proprio attacco che gli permette di conquistare punti e un giro. Salgono in testa alla classifica e amministrano il vantaggio nella prima parte di gara. Poi si scatena la bagarre, nella quale danesi e britannici provano a spaccare la corsa. Scartezzini e Consonni mostrano ottimo affiatamento e condizione. Non si lasciano scappare la caccia decisiva, quella che li catapulta, insieme alla Danimarca, ai vertici. Il resto è un duello tra le due coppie, che si risolve solo all’ultimo sprint a favore degli scandinavi.
“Quando finisce in questo modo non sai mai se dispiacerti per l’oro mancato o gioie per la medaglia – confessa Simone Consonni -. Sicuramente dopo una stagione come questa, con anche il titolo iridato nell’inseguimento, questo argento alla fine mi fa veramente piacere.”
CORSA A PUNTI FEMMINILE – Silvia Zanardi ha atteso tutta una settimana per poter scendere in pista nella corsa a punti. Al termine di una prova come sempre combattuta e con grandi protagoniste al via, taglia il traguardo esausta, con un quinto posto che non la lascia contenta: “Speravo di salire sul podio e onorare al meglio questa maglia. Pensavo che una medaglia fosse alla mia portata, devo invece prendere atto che oggi le mie avversarie sono state più brave di me.”
In realtà la 21enne emiliana ha lottato con caparbietà e dato l’impressione, in alcuni momenti, di riuscire ad agguantare una medaglia che sarebbe stata una vera impresa, visto il lotto delle avversarie. Il titolo se lo aggiudica meritatamente la belga Kopecky, assoluta protagonista della gara. Alle sue spalle la plurititolata Archibald. L’altra star di questa prova, l’olandese Wild, si è dovuta accomodare sul terzo gradino del podio. Con la prova della Zanardi si è concluso il torneo femminile. L’Italia si può ritenere più che soddisfatta, con i titoli mondiali di Martina Fidanza e Letizia Paternoster e con l’argento dell’inseguimento.
“Si conclude un anno veramente ricco di soddisfazioni – ha detto Dino Salvoldi al termine – e un mondiale, questo ultimo, in cui il peggior piazzamento è un quinto posto”. Per quanto riguarda il settore femminile l’Italia torna a casa con due titoli mondiali e un argento, anch’esso storico, nel quartetto. Tre metalli così pesanti non erano mai stati conquistati nella stessa edizione di un mondiale.
BILANCIO FINALE – Mai un mondiale pista si è concluso con un bottino così sontuoso per l’Italia. Abbiamo già detto delle 10 medaglie, equamente suddivise tra settore femminile (oro per Paternoster e Fidanza, argento del quartetto e bronzo Balsamo nell’omnium) e maschile (oro del quartetto e Viviani, argento per Milan e Madison, bronzo per Ganna e Viviani nell’Omnium). Tante le note positive, ne citiamo solo tre, che meritano in futuro una più attenta analisi: l’età media delle donne bassa e con ancora tanto margine di crescita; il numero di inseguitori in grado di dare continuità al progetto endurance; un ritrovato Viviani che più passano i giorni e più riacquista confidenza con la pista. Il quadriennio che porta a Parigi è appena iniziato. Possiamo dire con il passo giusto.
Antonio Ungaro
Foto Bettini